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28/07/2025

CSRD per PMI: perché anche le piccole imprese devono pensarci già da ora

Team Uyolo

8 min read

Per il momento la CSRD riguarda solo aziende di grandi dimensioni, ma anche le PMI dal 2026 dovranno fare i conti con la nuova direttiva europea sulla sostenibilità. 

In questo articolo ti spieghiamo perché conviene muoversi fin da subito, cosa comporta davvero la CSRD per una piccola impresa, quali dati servono e come iniziare senza complicarsi la vita.

Cos’è la CSRD e cosa cambia per le imprese

La CSRD è la nuova direttiva europea che rende obbligatoria la rendicontazione di sostenibilità per migliaia di aziende, anche in Italia. Non si parla più solo di bilanci finanziari, ma anche di come un’impresa impatta sull’ambiente, sulle persone e sulla società.

Se vuoi sapere esattamente cosa chiede, come funziona e quali sono le scadenze, abbiamo già scritto una guida completa dal titolo “Cosa chiede davvero la CSRD e cosa cambia per la tua azienda” che ti invitiamo a leggere per comprendere i prossimi passaggi.

Qui invece vogliamo aiutarti a capire perché ha senso iniziare a muoversi anche se la tua PMI non è ancora obbligata, e cosa puoi fare concretamente per prepararti in modo semplice e graduale, senza stress. La transizione è in corso, e chi si organizza oggi sarà più competitivo domani.

Perché le piccole e medie imprese non possono più ignorare i temi della sostenibilità

Anche se oggi la CSRD riguarda solo le grandi imprese, le PMI non sono affatto fuori dai giochi. Il motivo? Sempre più spesso, sono proprio i clienti più grandi a chiedere dati ESG ai fornitori, oppure a preferire aziende certificate e trasparenti lungo la filiera. Senza contare che bandi, finanziamenti e opportunità di mercato premiano sempre più chi ha un buon reporting di sostenibilità.

Prima ti attrezzi, quindi, meglio è. Non per obbligo, ma per competitività. Aspettare l’ultimo minuto, invece, rischia di essere controproducente.

Anche se non sei obbligato oggi, devi prepararti in tempo

Una cosa che spesso si sottovaluta è che la raccolta dei dati ESG richiede tempo. Non è qualcosa che puoi mettere insieme in un weekend, né puoi scaricare tutto su un’unica persona. Serve coinvolgimento trasversale, un minimo di metodo e la pazienza di costruire una routine.

Ecco perché conviene iniziareprima di essere obbligati. Ti permette di testare strumenti, capire dove sei indietro, formare chi serve, senza la pressione di una scadenza imminente. E, soprattutto, puoi sbagliare senza conseguenze. Meglio farlo ora che nessuno ti sta ancora controllando.

Cosa devi fare in pratica per essere pronto alla CSRD

La prima cosa è capire cosa stai già facendo. Magari raccogli già dati per obblighi normativi, ad esempio sulla sicurezza, sui consumi energetici o sulla gestione dei rifiuti, ma non li hai mai messi insieme in modo strutturato.

Il vero punto di partenza, però, è un altro: la definizione dei temi davvero rilevanti da monitorare. La CSRD si basa infatti sul principio della doppia materialità, che ti chiede di rendicontare non solo gli impatti che hai sull’ambiente e sulla società, ma anche quelli che questi aspetti possono avere sulla tua azienda. È una mappa di priorità che ti aiuta a non raccogliere dati a caso, ma solo quelli che contano davvero.

Per facilitare questo passaggio, Uyolo ha digitalizzato un metodo che, partendo dal tuo settore di attività, ti aiuta a identificare in modo semplice i temi ESG più rilevanti per la tua impresa. E non solo, puoi anche personalizzare l’analisi coinvolgendo i tuoi stakeholder interni ed esterni attraverso survey dedicate. Una volta definiti i temi materiali, si passa alla pratica.

Il passo successivo è mappare chi in azienda ha accesso a quali dati: l’amministrazione, l’HR, la produzione, la logistica… ognuno può avere un pezzo del puzzle utile.

Poi crea un file condiviso dove raccogli i dati mese per mese, scegli 4-5 indicatori chiave coerenti con le tue priorità di materialità e monitora quelli. Per esempio, quanta energia consumi, quanti rifiuti produci, quante ore di formazione fai, quanti infortuni hai registrato.

La cosa più importante, più ancora dei numeri in sé, è la costanza. Serve un metodo semplice e ripetibile, che diventi parte della routine aziendale. Ed è proprio questo l’approccio che Uyolo supporta con strumenti pensati su misura per PMI che non vogliono complicarsi la vita.

Quali dati ESG raccogliere se sei una PMI

Dipende dal settore e dalle caratteristiche specifiche dell'azienda, sulla base dei principi della doppia materialita,' ma ci sono alcune aree ricorrenti che una PMI può già iniziare a monitorare:

  • Ambiente: consumi elettrici, tipo di energia (rinnovabile o no), rifiuti prodotti, utilizzo dell’acqua.
  • Sociale: numero dipendenti per genere, tipo di contratto, ore di formazione, iniziative di welfare
  • Governance: chi decide cosa, composizione del CDA, esistenza di policy anticorruzione o codice etico.

Una PMI deve selezionare ciò che è rilevante per il proprio business. Un’azienda agricola seguirà ovviamente aspetti diversi rispetto a uno studio di consulenza. L’importante è partire da dati che hai già o puoi ottenere con facilità.

Strumenti e soluzioni per semplificare tutto

All’inizio puoi usare un semplice foglio Excel, ma appena la mole di dati cresce o devono accedervi più persone è meglio passare a strumenti pensati per il reporting ESG. Ne esistono diversi, e sono fatti apposta per tenere traccia dei dati nel tempo, automatizzare i calcoli (es. emissioni CO₂), generare report coerenti con gli standard ESRS e facilitare la collaborazione tra reparti.

Uno strumento come Uyolo, ad esempio, è pensato proprio per PMI che vogliono iniziare con semplicità. Ti guida passo passo, offre modelli già pronti, calcola gli indicatori e centralizza tutto in una dashboard chiara. 

Domande frequenti

È obbligatorio avere un software dedicato per raccogliere i dati ESG?

No e in teoria puoi usare anche strumenti come fogli Excel o documenti condivisi. Ma in pratica, quando i dati iniziano a crescere e devono essere aggiornati, verificati, aggregati e resi conformi agli standard ESRS, un software dedicato ti aiuta a evitare errori, a risparmiare tempo e a costruire un sistema solido che regge alla prova della rendicontazione. Per molte PMI, usare una piattaforma intuitiva è il modo più semplice per iniziare senza impazzire.

La Corporate Sustainability Reporting Directive riguarda solo i dati ambientali?

Assolutamente no. La CSRD include tutti gli aspetti ESG, quindi ambientali, sociali e di governance. Oltre alle emissioni o ai consumi, ti chiede anche di rendicontare la composizione del personale, le politiche di inclusione, la parità salariale, la struttura decisionale, i rischi etici o le pratiche di controllo interno. È una visione ampia e integrata della sostenibilità aziendale, che va ben oltre l’ambiente.

La CSRD per PMI è un’opportunità concreta, non un ostacolo

La CSRD per PMI segna una svolta. Non è solo una nuova sigla da imparare, ma una legislazione europea che sta già cambiando il modo in cui le aziende comunicano il proprio impatto sul mondo.

Con l’approvazione definitiva del testo e il progressivo recepimento da parte degli Stati membri, il pacchetto normativo che include la Corporate Sustainability Reporting Directive, la Non Financial Reporting Directive (NFRD) e la Financial Reporting Directive ridisegna il panorama della rendicontazione di sostenibilità.

Il nuovo quadro normativo: perché prepararsi ora

Il nuovo quadro normativo europeo è chiaro: trasparenza e accountability non sono più opzionali. Anche le PMI, incluse le PMI quotate, sono chiamate a prendere parte alla trasformazione.

L’obiettivo? Tradurre le proposte del Green Deal Europeo in un processo misurabile, integrato nel bilancio, e verificabile, grazie agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) elaborati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG).

Il risultato atteso è un’economia più sostenibile, che sappia attrarre milioni di euro in investimenti, stimolare lo sviluppo e rafforzare la competitività.

La rendicontazione come leva di crescita

Oggi il report ESG non è più un documento accessorio. È parte integrante della relazione sulla gestione, connesso allo stato patrimoniale e basato su criteri di materialità e coerenza.

Per questo, anche chi non è ancora soggetto agli obblighi della Sustainability Reporting Directive CSRD, dovrebbe iniziare a orientarsi: raccogliere i dati ESG, formare il team, conoscere i propri obiettivi e preparare un esercizio di valutazione interna.

Dalla teoria alla pratica: soluzioni a misura di PMI

Sappiamo che per molte piccole imprese la parola "reporting" suona complessa. Ma oggi esistono strumenti intuitivi, che permettono una reale semplificazione delle attività richieste, anche senza avere un team interno di esperti in normative europee.

Il successo non sta solo nel compilare un report corretto, ma nel trasformare la responsabilità sociale in un vantaggio competitivo e strategico, rafforzando il posizionamento dell’azienda nel lungo periodo.

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Non aspettare che l’obbligo bussi alla porta. Inizia oggi a trasformare l’adeguamento normativo in un concetto di successo concreto.

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